Monday, May 22, 2017

Le ricette di Sara: cucinare con le erbe spontanee

Finalmente la primavera si fa sentire in Langa!
E finalmente torna la possibilità di fare lunghe e salutari camminate in mezzo ai campi fioriti.
Se avete occasione, passeggiando per i prati, noterete moltissime varietà di erbe e di fiori spontanei, o meglio selvatici, che nascono senza essere piantati.
Molti di questi non sono soltanto belli nell’aspetto, sono anche commestibili!
Ebbene sì, molte erbe che nascono naturalmente si possono usare in cucina per preparare piatti squisiti e organici al 100%.
Da amante della natura quale sono, appena inizia la bella stagione mi inoltro nei boschi e nei campi dietro casa, alla ricerca di questi ingredienti da cucinare per la mia famiglia.
Di zona in zona, cambiano le erbe da cercare; le erbe più comuni che vi capiterà sicuramente di trovare e portare direttamente sulla tavola sono: gli asparagi selvatici, la mentuccia, l’ortica, i fiori di campo, l’acetosella, l’aglio ortino… ma non solo!
Sapevate che esistono anche fiori commestibili che possono essere aggiunti freschi a fine cottura o gustati crudi in insalata?
Se per i miei figli vedere i fiorellini nell’insalata è quasi un gioco, io ne vado ghiotta!
Queste piante e questi fiori si prestano molto bene ad essere cucinati.
Oggi voglio cucinarli con voi!
Ecco di seguito alcune ricette da me sperimentate, che includono le erbe spontanee e i fiori di campo.


L’Ortica
Si sa, l’ortica è una pianta che cresce spontaneamente ovunque e in abbondanza, spesso conosciuta solo per le proprietà urticanti delle foglie. In pochi sanno che l’ortica contiene vitamina A, C, K, è ricchissima di sali minerali quali ferro, fosforo, magnesio, calcio ed ha proprietà depurative, diuretiche, emostatiche, cicatrizzanti, antireumatiche. Ebbene, con l’ortica si possono realizzare squisiti piatti e bevande: dalle frittate, alle torte pasqualine, alle insalate, alle tisane.
L’infuso di ortiche, per esempio, è un ottimo depurativo soprattutto in primavera, stagione in cui è bene pulire l’organismo da tossine accumulate durante l’inverno.
Ma non solo: possiamo utilizzare l’ortica per rinforzare i capelli e prevenirne la caduta, soprattutto in primavera ed autunno.
I germogli teneri di ortica si fanno sbollentare e poi si utilizzano nei risotti, nelle frittate, nelle torte salate.
La ricetta con l’ortica, che vi voglio proporre è una vellutata di ortiche.

RICETTA
Vellutata di ortiche
Raccogliete con cura le cimette di ortiche, preferibilmente le più tenere, e lavatele.
In un tegame dai bordi alti, preparate un soffritto con scalogno tritato e un filo d’olio.
Sbollentate le patate
Sbollentate separatamente le ortiche
Aggiungete le foglie di ortica e le patate sbollentate.
Cuocete con il coperchio per almeno 15 minuti.
Aggiustate di sale e pepe e frullate tutto con il mixer.
A parte, sbattete l'uovo con una frusta, unitelo alla crema di ortiche e mescolate bene. Servite tiepido con un filo di olio a crudo.
Et voila, una ricetta semplice e super gustosa!



La borragine
La borragine è una pianta spontanea e selvatica conosciuta sin dall’antichità e di cui in cucina si usano le foglie. Quando è fiorita è facilmente riconoscibile grazie ai suoi bellissimi fiorellini viola/azzurri, anch’essi commestibili.
La borragine è ricca di sali minerali tra cui potassio, calcio e silicio, oltre che mucillagini e flavonoidi ed ha proprietà toniche, diuretiche, depurative del sangue, emollienti, decongestionanti, rinfrescanti, sudorifere, febbrifughe, leggermente sedative ed antidepressive.
Sia il decotto che l’infuso di foglie di borragine sono di aiuto nelle malattie dell’apparato respiratorio, oltre ad averi effetti sudoriferi e ad abbassare la febbre.
In primavera prima che fiorisca, si può preparare anche il succo che è un ottimo depurativo, tritando e spremendo le foglie attraverso una garza sottile o usando una centrifuga. Il succo va bevuto la mattina appena alzati.
Ad uso esterno gli impacchi fatti con le foglie di borragine (50 gr per litro di acqua) hanno effetti calmanti ed emollienti su pelli irritate. L’infuso (10 gr per litro) inoltre, se aggiunto all’acqua del bagno decongestiona e pulisce la pelle.
Si può cucinare in diversi modi, tra cui prepararne un ripieno per i ravioli…squisiti!
Noi oggi mettiamo alla prova questa borragine con un risotto!


RICETTA
Risotto di borragine
Lavate una manciata abbondante di foglie di borragine.
Dopo aver fatto scaldare in una pentola due cucchiai d’olio extra vergine, soffriggete all’interno lo scalogno per qualche minuto.
Unite poi le foglie di borragine già tritate.
Lasciate insaporire, mescolando di tanto in tanto.
Coprite poi il tutto con un po’ di brodo vegetale e fate stufare. Quando il brodo evapora, unite il riso e fatelo tostare, coprirle con poco brodo vegetale caldo e lasciarle stufare. Una volta evaporato il brodo unire il riso, mescolare bene per farlo tostare, sfumare con del vino bianco ed una volta evaporato il vino iniziare a coprirlo con brodo vegetale caldo, continuando ad aggiungere mestoli di brodo finché il riso non raggiunge la giusta cottura. Una volta pronto toglierlo dal fuoco e mantecare con olio evo e volendo con del formaggio grattugiato. Impiattare e guarnire coi dei fiorellini di borragine.



La malva
La malva è molto conosciuta per le sue proprietà medicinali in quanto è lenitiva, antinfiammatoria ed emolliente. In cucina possiamo utilizzarla nelle insalate e per preparare risotti e omelette.
Oltre alle mucillagine la malva contiene, potassio, ossalato di calcio, vitamine (A, C e B1), flavonoidi, antociani e pectina. Ha proprietà emollienti, lassative, antinfiammatorie e calmanti della tosse.
Oltre che a consumarla in cucina, come verdura, la malva può essere assunta anche sotto forma di decotto o infuso (50 gr di fiori e foglie per litro d’acqua), ne trarranno beneficio le infiammazioni gengivali, le persone che soffrono di stipsi, le irritazioni dello stomaco, dell’intestino e dei reni, chi soffre di tosse e catarro.
Ad uso esterno gli impacchi con decotto di malva sono ottimi per le congiuntiviti agli occhi. L’infuso aggiunto all’acqua del bagno ha effetti emollienti ed idratanti o può essere usato come lozione per pelli arrossate.

RICETTA
Frittata di malva
Le tenere foglie di malva vanno lavate e poi sbollentate, strizzandole a mano le sentirete scivolose e questo è dovuto alle mucillagini che la malva contiene. Non preoccupatevi. Una volta leggermente strizzate fatele asciugare in una padella insieme ad un cucchiaio di olio evo ed uno spicchio d’aglio. Una volta asciutta ed insaporita, toglierla dal fuoco e tritarla un poco. In una ciotola sbattete 3 uova con sale, pepe e i semi di sesamo, unire la malva tritata. Scaldare una padella con un filo d’olio, versarvi il composto e cuocere la frittata, tenendo per i primi minuti il fuoco vivo, dopodiché abbassandolo al minimo, una volta rappresa, girarla sull’altro lato, far cuocere qualche minuto ed è pronta.



Le rosoline
Le rosoline sono il nome delle giovani rosette basali della pianta del papavero. In altre zone le rosoline vengono chiamate anche rosolaccio o paparine.
Queste rosette vanno raccolte quando sono giovani e tenere e si cuociono come si fa con gli spinaci.
Il papavero è una pianta conosciuta da secoli, per le sue proprietà lenitive e calmanti, un blando sedativo, non tossico quanto il papavero da oppio suo “cugino”. L’infuso dei suoi petali è d’aiuto a chi soffre di insonnia per stati nervosi, calma tosse, catarri e raffreddori. Ad uso esterno, sempre l’infuso di petali, aiuta a lenire pelli arrossate, punture d’insetti ed un buon tonico estemporaneo antirughe.

RICETTA
Polpette di rosoline e ricotta 
Tritare 100 gr di rosoline ben strizzate, metterle in una terrina ed unire 1 uovo, 2 cucchiai di ricotta, il formaggio grattugiato e il pangrattato necessario ad amalgamare il tutto ed avere un composto da poter lavorare con le mani per formare le polpette. Prendere un po’ di composto alla volta e fare delle polpette leggermente schiacciate. Passare le polpette nel pangrattato e disporle su una teglia coperta con carta forno e spennellata con un filo d’olio. Cuocere le polpette in forno a 180° per 15-20 minuti rigirandole a metà cottura.
Ricetta facile, sfiziosa, perfetta per un aperitivo finger food con amici!



Il tarassaco
I germogli giovani di tarassaco sono molto gustosi nelle insalate
Le foglie giovani, crude o cotte, depurano, forniscono vitamine, proteggono il fegato e rendono luminosa la pelle. I boccioli dei fiori si mettono sott’aceto come i capperi.
Il tarassaco è una delle più comuni piante selvatiche, a volte considerate infestanti, che troviamo nei nostri campi.
Il tarassaco è un’erba dalle proprietà diuretiche, depurative, remineralizzanti (contiene una buona quantità di potassio) e rivitaminizzanti (grazie al contenuto di vitamina A e C). Il dente di leone ci aiuta inoltre a combattere il mal di testa, il colesterolo alto, aiuta la digestione e la secrezione della bile ed è anche un blando lassativo.
Come sfruttare le sue proprietà? Consumando le parti aeree (foglie e fiori) fresche, in insalata se crude o cotte ed anche il rizoma essiccato, reperibile in erboristeria, per usarlo come decotto, 3 gr per tazza, si mette la radice in acqua fredda e la si fa bollire per 15 minuti per poi filtrare.
Del tarassaco si usa un po’ tutto compresi i boccioli dei fiori ancora chiusi che si possono mettere sotto sale o aceto per consumarli ed usarli come si fà con i capperi.

RICETTA
Penne al pesto di tarassaco
Lavate bene il tarassaco. Portate a ebollizione una pentola con dell’acqua leggermente salata, immergete il tarassaco nell’acqua e sbollentatelo per 10 minuti.
Nel frattempo lavate 1 porro e affettatelo finemente. Soffriggetelo in padella assieme a 1 cucchiaio d’olio d’oliva.
Scolate il tarassaco e aggiungetelo al porro. Fate insaporire il tutto, salate e pepate. Cuocete per 5 minuti poi lasciate raffreddare. Nel frattempo tostate delle mandorle e dei pinoli.
Una volta raffreddate le verdure mettetele in un mixer assieme alla frutta secca tostata, al parmigiano, al pecorino e all’olio. Frullate bene il tutto.
Fate cuocere le penne in abbondante acqua salata. Quando saranno cotte, scolatele, conservate un mestolo d’acqua di cottura e conditele con il pesto di tarassaco. Se necessario, mantecate la pasta aiutandovi con un po’ d’acqua di cottura. Mescolate bene, impiattate e spolverate ogni porzione con qualche manciata di pinoli.



Friday, March 10, 2017

Le Cantine dei Bambini e i balocchi di Renato



Oggi vi voglio presentare Renato Priolo, imprenditore, artigiano, creatore di giocattoli in legno e nostro collaboratore, durante gli eventi per i più piccoli. 
Ci accomuna l'impegno verso il turismo dedicato ai bambini, troppo spesso preso sotto gamba. 
Da mamma di quattro bimbi, so quanto è difficile intrattenere i bimbi.
É nato così il progetto "Le Cantine dei Bambini", ideato insieme ad altre 3 mamme imprenditrici vinicole. 
Di Renato amo la sua spontaneità, le sue mani da artigiano e la sua voglia di raccontare una storia.
Buona lettura!
Renato Priolo, proprietario dell'agriturismo I Bageta e creatore di balocchi in legno

Dalla gestione dell’agriturismo alla creazione di un parco didattico a Baldissero d’Alba: quali sono stati gli step che ti hanno portato alla realtà aziendale di oggi? 

Per me lo scambio e il confronto con gli altri è un arricchimento personale.
Ho sempre lavorato nella ricezione, fino a quando ho intrapreso la gestione dell'agriturismo di famiglia, I BAGETA a Baldissero d’Alba, una cascina di famiglia di 5 cugini che si sono ritrovati in pieno accordo nel recuperarla per darle continuità.  La decisione di realizzare poi il Parco Didattico fa parte del progetto di presentazione del territorio rivolto ai bambini.

Un falegname-creatore di balocchi unici, che ricordano i giocattoli di un tempo.
È una giusta definizione del tuo lavoro? 

Sì direi di sì, anzi dico che mi piace molto la definizione falegname –creatore in quanto è il creare nuovi giochi la parte che più mi appassiona. 
Avrei solo una precisazione da fare; molti quando sentono il termine “giochi di legno” esclamano:
«… Aaaah! i giochi di una volta!» 
Io li correggo con:
«… i giochi di sempre! »
Perché sono sempre esistiti, ma ora stanno fortunatamente tornando di moda.


Da cosa nasce la tua passione per i balocchi in legno e a cosa ti ispiri per crearli? 

In primis, dai bambini; ho iniziato a realizzare dei balocchi semplici per intrattenere i bambini che soggiornavano presso l'agriturismo. 
Poi, stimolato dal loro interesse e il loro gradimento , sono ritornato bambino con loro, ho riscoperto la soddisfazione “nell'inventare qualcosa”.
Poi di sicuro dal territorio: questa è la mia terra, quella che ovunque guardi ti racconta i giorni trascorsi, quella che ti da pace perché ti ha visto crescere. 



Come è nato il Progetto “Le Cantine dei bambini” e quali obiettivi si pone? 

L’età media dei visitatori del nostro territorio si è notevolmente abbassata, ed è per questo che è ormai consuetudine vedere delle famiglie in visita sulle nostre colline. 
Ma la visita in cantina con degustazione a volte alle famiglie è preclusa perché i piccoli si stufano facilmente.
Lo scorso anno ho avuto la possibilità di presentare i mie balocchi alle famiglie durante l'Alba Truffle Bimbi, in occasione della Fiera Internazionale del Tartufo bianco d'Alba
Visto il successo, ho scelto di dargli continuità con il progetto "Le Cantine dei Bambini", insieme a quattro cantine vinicole della zona, a cui sta a cuore il discorso dell'intrattenimento dei bimbi.
Sara, Jole, Monica e Paola sono delle donne del vino, ma sono anche mamme
Conoscono le problematiche di entrambe le “figure”, per questo con loro lo sviluppo del progetto ha trovato spazio, hanno dotato la propria cantina di un kit di balocchi in legno con la tematica del vino per intrattenere i bambini per il tempo necessario ai genitori di godersi la degustazione.



Wednesday, February 15, 2017

Conosci Matteo Morra? Scopri di più sullo chef dei nostri show cooking e cooking class!


Oggi vi voglio parlare di Matteo Morra, lo chef che collabora con me in cantina organizzando cooking class e show cooking. Abbiamo partecipato a diversi eventi insieme, lavorando sempre in grande armonia, ma ripensandoci non ho mai avuto una vera occasione per sedermi a chiacchierare con lui. Per questo motivo, la scorsa settimana l’ho invitato a bere un bicchiere di vino in cantina, e ho colto l’occasione per scoprire qualcosa in più su di lui e sulla sua esperienza.

Voglio rendervi partecipi delle sue parole e della sua esperienza, che mi ha stupita molto, così come sono sicura stupirà voi!

Buona lettura!


1) Sei uno chef giovanissimo: a soli 27 anni ha già avuto un’esperienza importante all'estero e hai aperto il tuo ristorante. Come ci si sente?

E' difficile spiegare la soddisfazione che provi quando parti dal nulla e cerchi di creare qualcosa, forse è anche più grande di te! Devi definire obiettivi sempre più importanti da raggiungere e, soprattutto, maturare sia dal punto di vista aziendale che umano: ogni giorno, infatti, puoi imparare qualcosa di nuovo e affinare gusti e conoscenze! Questi elementi sono molto importanti per una crescita che si consolida nel tempo!

2) Da cosa nasce la tua passione per la cucina?
La cucina è sempre stata per me sinonimo di felicità, sin da quando ero bambino. Grazie a mio zio, mi sono avvicinato molto al mondo della cucina, anche se nessuno della mia famiglia ha mai avuto esperienza nel campo della ristorazione. La cucina è passione: se non ce l'hai, non sarà mai la tua vita! Inoltre, è molto importante mantenere l'umiltà: il vero segreto per farsi avanti in questo campo.

3) A cosa ti ispiri per creare i tuoi piatti?
Molti chef si ispirano ad artisti. Io ambisco, invece,ad un gusto il più possibile perfetto per la creazione di un impiattamento all'altezza, senza snaturare il prodotto, nel pieno rispetto di ingredienti, stagionalità e prodotti locali. 

4) Tradizione o innovazione?
Bella domanda! Qualche anno fa c'è stata un'esagerazione dell'Innovazione, con eccessi che hanno determinato un veloce ritorno alle origini. La mia cucina si basa sulla tradizione rivisitata in chiave moderna, sul lato del gusto, e, alleggerita, facendo attenzione ai grassi e con un grande rispetto verso la qualità degli ingredienti che sto usando.

5) Che significato hanno per te le Langhe?
Le Langhe sono sempre state un posto incantevole, un’oasi di pace dove si mangia bene, si beve ancor meglio e si può stare tranquilli anche solo passeggiando. È uno dei posti più belli al mondo per il panorama che offre. Per me è un onore avere il ristorante nel cuore delle Langhe, a Barolo! È come un sogno che si avvera e continua a svilupparsi nel tempo in questa splendida cornice di vigneti.

6) C’è una figura di riferimento nel settore enogastronomico a cui ti ispiri, o ti ispiravi all’inizio?
Ci sono diverse figure a cui mi sono ispirato e dalle quali ho imparato molto per creare il mio stile e la mia personale interpretazione di cucina. La figura che mi ha dato di più dal punto di vista professionale è stato Davide Palluda, con cui ho passato 5 anni pieni di sorprese e da cui ho imparato tantissimo: rimane un maestro e un modello da seguire! Un altro chef fondamentale è Joel Robuchon, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere e per cui non ho lavorato. Mi sono però documentato molto e ho letto diversi suoi libri e ho imparato l'eleganza del cibo e le salse di base francese. 

7) Propositi per la tua vita e per l’anno nuovo?
Crescere sempre di più come ristorante con molta umiltà, portando sempre di più in alto la grande tradizione locale che ci rende famosi nel mondo. Un tema che mi tocca particolarmente è la forte valorizzazione del nostro territorio all'estero: vorrei far diventare la Langa ed il Barolo, quello che è lo champagne per il mondo intero. Così facendo - ne sono certo- l''interesse verso il nostro territorio crescerà a dismisura!

Matteo ha contagiato anche te con il suo entusiasmo? Guarda il video della sua cooking class da noi e contattaci se vuoi farne una anche tu: info@josettasaffirio.com

Wednesday, January 11, 2017

L'olio dell'azienda agricola Josetta Saffirio

Lo sapevate? L'azienda agricola Josetta Saffirio produce anche olio extra vergine d'oliva. Già, oltre alla passione per il vino, abbiamo anche quella dell'olio! 😁Volete sapere la storia del nostro olio e come abbiamo realizzato il sogno di produrlo? Scopriamolo insieme!


Come abbiamo iniziato a produrre l'olio extravergine d'oliva
Il nostro sogno è iniziato 25 anni fa, grazie alla volontà di mio padre, Roberto Vezza, che ha cominciato a coltivare oliveti in località Castelletto, nel comune di Monforte d'Alba (CN), grazie all'esposizione a sud dei terreni, soleggiati e riparati dagli inverni freddi.
Fino a pochi anni prima,  l’olivo era coltivato quasi esclusivamente nei paesi bagnati dal mar Mediterraneo, caratterizzati da  inverni miti e estati calde. Solo negli anni '90, in Piemonte, si è tornati a produrre Olio extra vergine d'Oliva!



I nostri oliveti: varietà e lavorazione
Mio padre piantò i primi oliveti, nelle varietà o, come si dice in gergo tecnico, cultivar, Leccino e Frantoio:


  • Il Leccino è una delle cultivar di olivo più diffuse sul territorio italiano, per l'ottima qualità dell'olio, la sua grande resistenza alle intemperie e la capacità di adattarsi a più terreni.
  • Il Frantoio è un albero di media taglia, con chioma allargata e mediamente fitta. I rami principali sono nodosi, mentre quelli fruttiferi sottili e lunghi con cima risalente. Si adatta abbastanza bene a vari terreni. 

Negli anni, la neve, le gelate e il clima ci hanno costretto a sostituire molte piante morte o danneggiate. Dopo 15 anni, però,  i nostri sforzi sono stati premiati con l’inizio della molitura,  e cioè della lavorazione delle olive.
Cultivar leccino

Cultivar frantoio

La raccolta delle olive
La raccolta delle olive avviene tra fine ottobre e inizio novembre ed è esclusivamente manuale. Il grado di maturazione delle olive è fondamentale per la produzione di un olio di qualità elevata: infatti. se la maturazione si protrae per troppo tempo, aumenta l'acidità e la tendenza all'irrancidimento dell'olio, che diventa di scarsa qualità.

Raccolta manuale delle olive

La produzione di olio: molitura 
Il processo di molitura, rigorosamente a freddo, e la spremitura delle olive appena raccolte solo per processi meccanici, garantiscono che il prodotto mantenga qualità organolettiche e antiossidanti tali, da rendere l'olio un'eccellenza gastronomica e un alleato prezioso per la nostra salute.


Molinatura in corso

La molitura avviene a Settimo Vittone, in un edificio dell'800, in passato una pescheria con  vasche per allevare gli avannotti e trasformata, poi,  in frantoio comunale.

L’olio novello, appena molito, ha colore e sapore che variano d'ora in ora. Questi cambiamenti sono sinonimi di qualità e genuinità del prodotto! La lavorazione delle nostre olive avviene secondo il metodo dell'agricoltura biologica, proprio come per i nostri vigneti: i terreni sono concimati con prodotti organici e non chimici!



Il nostro olio

Il nostro olio è leggero, dal sapore dolce, amabile e fragrante, con un appetitoso colore giallo oro. Dell’annata 2015 sono stati prodotti circa 1200 chili di olive per un totale di circa 150 litri di olio. Anche sulle etichette dell'olio sono raffigurati i nostri amici gnomi.. ;)

Non vedete l'ora di usare il nostro olio in cucina, per vivere in modo inedito una straordinaria avventura in terra di Langa? Eccovi accontentati! Trovate l'olio dell'Azienda agricola Josetta Saffirio nel nostro shop online 


Tuesday, December 20, 2016

Come riutilizzare i tappi di sughero a Natale: 5 modi

In cantina stappiamo ogni giorno tante bottiglie, da conservare, se non terminate, con filtri e tappi protettivi. Che fine fanno i tappi di sughero? Io li uso, anzi li riuso, per far giocare i miei 4 figli a Natale. Ci sono almeno 5 modi per riutilizzare i tappi di sughero. Vediamoli insieme!

Tappi di sughero: caratteristiche e riciclo per i giochi dei bambini.

Uso i tappi di sughero che traboccano dal contenitore della nostra sala degustazione e che riciclo per farci giocare i bambini a Natale! Sì, avete letto bene, tappi di sughero! Il sughero è infatti un materiale 100% naturale, con caratteristiche come impermeabilità, morbidezza, resistenza e leggerezza. Tutte qualità che rendono i tappi perfetti per un presepe natalizio, una ghirlanda,un biglietto d'auguri, addobbi natalizi e,  perché no, giocare a tris!

1. Presepe natalizio con tappi in sughero
Dopo aver scelto i tappi che più si adattano a diventare i corpi dei personaggi del presepe, li coloro d'oro e d'argento con una bomboletta spray e applico poi una pallina in polistirolo che diventerà la testa. Con un panno marrone creo la mantella di San Giuseppe, con quello bianco la veste di Maria, a cui aggiungo un particolare azzurro grazie ad un nastro che le contorna il viso. Con un tappo a metà, a cui applico una testa in polistirolo, creo Il Bambin Gesù: lo avvolgo in un manto bianco e lo adagio su una culla, realizzata con sottili rondelle di sughero.

Scavando nella scatola degli oggetti che metto da parte con l’obiettivo di utilizzarli nei miei momenti creativi, ho trovato una base perfetta su cui fissare tutto, l'ho colorata con lo spray d'oro per farla assomigliare il più possibile a un tappeto di sabbia fine.Ed ecco il presepe:



2. Biglietti di auguri
Realizzare biglietti d'auguri personalizzati è un pensiero molto carino: si dimostra alla persona cara, che è stato dedicato del tempo per realizzare un oggetto proprio per lei!Ecco come lo realizzo: ritaglio in due dei cartoncini formato A4 color panna. Ripiego ogni metà e creo un biglietto su cui, una volta aperto e applicato nella metà di destra un fogliettino bianco, scrivo una frase dedicata o un augurio.

Non so voi, ma io ho dei figli che amano colorare! Ecco perché a casa ho sempre blocchi di fogli colorati: li uso per applicare una base che faccia da sfondo all’ immagine creata coi tappi! Adesso inizia la parte divertente: taglio delle rondelle di sughero, le applico sul verso frontale del biglietto e creo la sagoma di un abete con tanto di fusto! Et voilà!





3. Angioletti di sughero come addobbi per l’Albero di Natale
Per addobbare l’albero, oltre alle solite palline colorate, quest’anno ho voluto fare qualcosa di nuovo. Ho realizzato 4 angioletti, proprio come i miei 4 figli!;)

Dopo averli coperti di spray colorato dorato e argentato, ho applicato un cordino come gancetto all’albero e ho coperto il punto di attacco con un fiocco di nastro, che per le sue trasparenze, mi ricordava molto le ali degli angeli!
Ed ecco che sono nati i miei angioletti.


4. Ghiranda natalizia
La ghirlanda natalizia si può fare anche con i tappi di sughero. Lo sapevate? 
Dopo aver fatto passare un fil di ferro sul lato corto di ogni tappo, chiudo la ghirlanda girando il fil di ferro nell’ultimo tappo da spumante, che per la sua forma, ben si prestava a far da punto d’appesa. Aggiungo poi un semplice nastro avorio e alcuni semplici fiocchi in raso marrone.
Ed ecco il risultato:


5. Giocare a tris con i tappi? Si può!
Quando il riciclo diventa un gioco allora tutti vogliono riciclare! La mia idea è creare con il cartone dei vari panettoni ricevuti per questo Natale, una piccola scacchiera e realizzare un campo da gioco… per il tris, in cui ogni tappo rappresenta una pedina!

Coloro metà delle pedine in nero, e metà in argentato per diversificare i giocatori…et voila!Un modo divertente per istruire anche i più piccoli al riciclo!




Thursday, December 8, 2016

Barrique: origini, nascita e uso



Barricaia Josetta Saffirio


Oggi parliamo della barrique, una piccola botte in legno, di capacità compresa normalmente tra 225 e 228 litri, usata per la stagionatura del vino, sia bianco che rosso. Ti piacerebbe sapere di più sulla barrique, sulle sue origini e sull'uso nel mondo vinicolo? Vediamolo insieme!

Barrique: le origini

La barrique, in origine, era un'unità di misura di volume francese, pari a circa 225 litri. La fermentazione e/o l'invecchiamento del vino nella barrique permette una maggiore ossigenazione del contenuto rispetto ad una botte più grande, in virtù del rapporto volume/superficie di contatto e favorisce lo sviluppo di aromi terziari! 


Lo sapevi? La botte è lo strumento usato fin dall’antichità per  produrre, conservare e trasportare vino e liquori e il suo trattamento è fondamentale per realizzare un prodotto di ottima qualità. Esiste anche un tipo più piccolo di barrique, detto demi-barrique, che ha una capacità di 110-115 litri.


Come si crea la barrique: le tre fasi 

Nella maggior parte dei casi la barrique è costruita con legno variamente stagionato e tostato di rovere proveniente da varie foreste francesi del Massiccio centrale, oppure dalla Slavonia.  
Da un metro cubo di rovere si producono circa 6 barrique e il sentore più tipico che questo legno dona al vino è quello di vanigliaPer creare una barrique sono necessarie 3 fasi: la stagionatura del legno, il taglio in tavole e la tostatura.

  • La stagionatura del legno è fondamentale per un buon risultato: il processo di creazione della barrique prevede, infatti, di lasciare gli alberi appena tagliati per qualche settimana nel bosco, e nelle intemperie, per favorire lo sviluppo della microflora, utile allo sviluppo di aromi.
L'elasticità del legno utilizzato per le barrique è garantita se vengono utilizzate delle piante dall'età compresa tra 120 e 240 anni. Portati in segheria, i tronchi vengono poi spaccati o segati e inizia il processo di stagionatura.
Il legno, tagliato in liste, si stagiona all'aperto, esposto alla pioggia ed al sole per un periodo compreso tra i due e i quattro anni.In questo modo, le piogge aiutano a disperdere alcuni tannini non desiderati, responsabili del sapore amaro, mentre i raggi UV del sole liberano i radicali liberi che favoriscono l'ossidazione del vino.

                                                             Fig.2:        Il legno stagione all'aperto per diversi mesi


  • Il taglio in tavole: la barrique è composta da 25/30 doghe unite tra di loro mediante dei cerchi di metallo.
                                                                         Morfologia di una barrique





Fig. 3 - 4- 5
Creazione di una barrique


  • La tostatura: si surriscalda la parte interna delle doghe della barrique, realizzata da un maestro bottaio durante il suo montaggio. Questo è un passaggio critico e decisivo del processo produttivo! Tradizionalmente si fa in modo manuale, passando una fiamma all'interno della botte non ancora completamente montata.







Fig. 6- 7 Tostatura in atto

La barrique: nella botte piccola c’è il vino buono?

Conoscete il significato del proverbio: "Nella botte piccola c'è il vino buono?"
Una volta si usava dire che i produttori di vino conservassero una parte del vino, ricavato dalle uve migliori, in piccole botti, aperte per le ricorrenze più importanti. Da qui, il proverbio, oggi riferito anche alle persone. Ma si sa che i proverbi si fondano su base veritiere. La barrique, infatti, per forma e conformazione, arrotonda il vino e lo stabilizza!

Con la micro-ossigenazione, durante cui piccole quantità di ossigeno vengono somministrate al vino e i tannini, sostanze chimiche naturalmente presenti negli estratti vegetali del legno, si polimerizzano producendo una sensazione più gradevole e rotonda in bocca.

I tannini,quindi, attraverso il contatto con il liquido, passano dal legno al vino. Presenti anche nella buccia dell’uva, danno al vino corpo e struttura, e sono responsabili della tipica sensazione di astringenza, dovuta all’interazione dei polifenoli con le proteine della saliva.
Poiché con il tempo il legno tende ad impregnarsi di sedimenti di vino, non garantendo più una buona igiene, con forti rischi di contaminazioni batteriche, le regole della buona vinificazione danno a 2-3 anni la vita massima di una barrique da vino.

Come si ricondiziona una barrique?

Pulire una botte di legno implica un procedimento accurato e minuzioso: dopo il processo di pulizia, la botte dovrà essere riutilizzata per gli stessi procedimenti e garantire un risultato qualitativamente positivo. Ecco come si pulisce o ricondiziona una barrique:

  • Lo strumento che viene utilizzato è l'idropulitrice con cui si fanno vari risciacqui con acqua calda, superiori agli 80°. 
  • Gli stoppini, cioè dei dischetti di zolfo dalle proprietà disinfettanti, sono appesi all'interno della botte con un gancio e bruciati, dopo la chiusura della barrique.
  • L'uso dei raggi gamma sono una delle tecniche di sanificazione in cantina.La barrique non deve essere lasciata vuota per troppo tempo perchè deve prevenire formazioni fungine.
Tutto ciò rende i vini correttamente barricati, molto più costosi dei loro omologhi prodotti esclusivamente in vasche di cemento o di acciaio. 

La tendenza di oggi è quella di utilizzare una maggiore percentuale di fusti vecchi rispetto a quelli nuovi, a vantaggio dei caratteri varietali dei vini. Il prolungamento della vita delle barrique richiede una più attenta gestione dei rischi, soprattutto per ciò che riguarda la contaminazione microbica. 

Durante la malo-lattica, e l'invecchiamento in barrique, si sviluppano molte reazioni microbiologiche e parti di questi microbi rimangono impregnati nel legno. Per la propria caratteristica assorbente e dilatante il legno conferisce al prodotto una certa maturazione ed aroma. E' fondamentale, quindi, il processo di pulizia della botte, che preserva queste caratteristiche.


 
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Fig. 10
*Le fig.2-3-4-5-6-7 sono immagini di repertorio tratte da una ricerca Google.
** Le fig. 1 -8-9-10 sono immagini scattate presso la Cantina Josetta Saffirio